MODELLO | VALUTAZIONE TCS | PREZZO |
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CONTINENTAL WINTERCONTACT TS870 | ★★★★ | |
GOODYEAR ULTRAGRIP PERFORMANCE 3 | ★★★★ | |
MICHELIN ALPIN 6 | ★★★★ | |
DUNLOP WINTER SPORT 5 | ★★★★ | |
VREDESTEIN WINTRAC PRO | ★★★★ |
Il danno e la “beffa”: una situazione in cui gli automobilisti rischiano di incappare spesso, quando trovano recapitare a domicilio la comunicazione di avvenuta sanzione per contravvenzione non immediatamente elevata. Come previsto dalla legge, infatti, in questi casi bisogna procedere a comunicare tutti i dati personali del conducente, che quindi, si legge anche nell’approfondimento dedicato sul portale La Tua Auto, va incontro anche a una decurtazione dei punti o alla sospensione della patente. Ma c’è una importante novità.
Una spesa in più. Non si tratta della vecchia storia all’insegna di “fatta la legge, trovato l’inganno”, ma di una possibilità concreta e perfettamente legale: in questi casi, infatti, è possibile mettere al riparo la propria patente esponendosi al pagamento di una multa supplementare per la mancata comunicazione delle informazioni, con una sanzione amministrativa che prevede un pagamento di una somma da 284 a 1.133 euro.
Salvare l’anonimato. Questo meccanismo si rivela frequente nei casi in cui manca l’accertamento della persona effettivamente alla guida del veicolo, come nell’esempio più immediato avviene quando l’accertamento deriva da sistemi di rilevazione di velocità o di passaggi in zone a traffico limitato. Attraverso la pratica sopra descritta, dunque, si possono evitare almeno le conseguenze di questa violazione, tutelando (secondo i critici, “comprando”) l’anonimato per la persona alla guida che non è stata identificata, e mettendola al riparo dalla decurtazione dei punti o dalla sospensione della patente.
Nessuna questione di legittimità. L’ulteriore conferma della liceità di questo sistema arriva da una recente pronuncia della Consulta, che con la ordinanza 12/2017 ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale su questa sanzione ulteriore, presentata da un giudice di pace di Grosseto, Adriano Simonetti, che per la verità metteva in evidenza soprattutto il rincaro per le tasche dell’automobilista colto in fallo.
Un circuito vizioso. Secondo Simonetti, infatti, il sistema mette al riparo da danni e conseguenze la licenza di guida, ma ovviamente crea un meccanismo favorevole soprattutto a chi può permettersi l’ulteriore esborso di denaro; inoltre, il meccanismo aumenta gli incassi per gli enti locali, che possono aggiungere questa quota aggiuntiva ai proventi derivanti dal pagamento della multa per l’infrazione commessa su strada, creando un “circuito vizioso” che rende paradossalmente più conveniente privilegiare controlli senza fermare subito i conducenti.
Richiesta bocciata. Il magistrato richiedeva anche l’introduzione di un differente criterio di valutazione della sanzione, in base alla gravità dell’infrazione e in rapporto in termini monetari a quello della specifica infrazione che ne costituisce il presupposto. La Consulta ha bocciato però queste questioni, senza però intervenire sulla materia direttamente ma sottolineando che nell’incartamento del giudice di pace non erano stati specificati se e come tali condizioni sono rilevanti, sottolineando in particolare come la proposta si connotasse per un cospicuo tasso di manipolatività.
Resta il sistema in vigore. Insomma, il sistema attualmente in vigore resta assolutamente valido e perfettamente legale: chi non intende perdere punti della patente e può permettersi un sovrapprezzo alla multa è avvisato.
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