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Alfa Romeo 33 Ibrida: Elettrificata già negli anni 80

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MODELLO

VALUTAZIONE TCS

PREZZO

Continental PremiumContact 7 ★★★★

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Michelin Primacy 4+ ★★★★

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Kumho Ecsta HS52 ★★★★

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Debica Presto UHP 2 ★★★

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Dunlop Sport Maxx RT2 ★★★

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Bridgestone Turanza 6 ★★★

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Fulda SportControl 2 ★★★

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Hankook Ventus Prime4 ★★★

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Goodyear EfficientGrip Performance 2 ★★★

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Falken Ziex ZE 310 EcoRun ★★★

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Nexen Tire N’Fera Primus ★★★

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Goodride Solmax 1 ★★★

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Linglong Sport Master ★★★

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Negli ultimi anni ’80, l’idea di sviluppare automobili con motori ibridi era ancora lontana dal diventare una tendenza consolidata. In questo contesto, Alfa Romeo, nel pieno delle privatizzazioni italiane, fu acquisita da Fiat nel 1986, dopo anni sotto l’ombrello dell’IRI, un ente a partecipazione statale.

Nel laboratorio di ricerca della casa milanese, l’attenzione dei tecnici era focalizzata non solo sullo sviluppo di una nuova berlina a trazione anteriore, la 164, ma anche su soluzioni innovative per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. E così, un marchio tradizionalmente legato alle prestazioni sportive, si lanciò nell’esplorazione delle tecnologie ibride.

Alfa Romeo 33 Ibrida: Elettrificata già negli anni 80 1

Foto © Quattroruote – Ruoteclassiche

La scelta del modello sperimentale. Alfa Romeo decise di utilizzare il modello 33, una delle sue vetture più popolari, come banco di prova per questa nuova tecnologia. L’idea era di creare una macchina adatta all’uso urbano, con un buon volume di carico e, soprattutto, con emissioni ridotte. La scelta della versione “Sport Wagon” non fu casuale: si parlava di utilizzarla come taxi nelle grandi città italiane, qualora il progetto avesse avuto successo.

Un sistema propulsivo innovativo. Al centro del progetto c’era il motore boxer da 1,5 litri e 95 cavalli, già ben noto e rodato sulle Alfa di quel periodo. Questo venne abbinato a un motore elettrico asincrono trifase, fornito dalla Ansaldo di Genova, capace di erogare 16 cavalli e 6,1 kgm di coppia.

Il tutto era gestito dal sistema CEM (Controllo Elettronico del Motore), che Alfa Romeo aveva già sperimentato sull’Alfetta nel 1983 per ottimizzare l’iniezione e l’accensione, aumentando l’efficienza del motore termico. L’accoppiamento del motore elettrico al cambio avveniva tramite una cinghia dentata, permettendo al veicolo di funzionare in modalità solo elettrica, solo a benzina o combinata, realizzando così l’idea di propulsione ibrida.

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Foto © Quattroruote – Ruoteclassiche

Un prototipo funzionale. Nonostante alcuni problemi di rumorosità, la 33 Ibrida era un progetto assolutamente fattibile: richiedeva modifiche minime alla carrozzeria originale e comportava un aumento di peso di soli 150 kg, di cui 110 per le batterie, 20 per il motore elettrico e 10 per l’elettronica di potenza.

L’auto poteva viaggiare fino a 60 km/h in modalità elettrica con un’autonomia di 5 km, performance notevoli per quei tempi.

Alfa Romeo realizzò tre prototipi, ciascuno con caratteristiche differenti, che restano a testimonianza dello spirito innovativo e della continua ricerca tecnologica che hanno sempre caratterizzato il marchio.

Lo sviluppo della 33 Ibrida era così avanzato che uno dei tre prototipi fu testato dalla rivista Quattroruote. Secondo i rilevamenti del Centro Prove, la vettura raggiungeva una velocità massima di 62,4 km/h in modalità elettrica e 139,8 km/h con il motore a benzina da 1,5 litri.

Durante i test fu installato un limitatore di giri che limitava il regime del motore a 4.500 giri al minuto, per evitare potenziali danni durante le prove.

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Foto © Museo Alfa Romeo

Negli anni Settanta consumi ed emissioni assumono sempre maggiore importanza nella progettazione dell’automobile, e accanto a sistemi all’avanguardia come il CEM – Controllo Elettronico Motore – Alfa Romeo sperimenta anche soluzioni più ardite come la propulsione ibrida, ottenuta abbinando al 4 cilindri boxer un motore elettrico Ansaldo. Installata su una 33 Giardinetta, la nuova tecnologia sarà collaudata e presentata prima del rinvio del progetto.

L’Alfa Romeo 33, lanciata nei primi anni ’80, rappresentava l’evoluzione tecnologica del suo predecessore, l’Alfasud. Mentre manteneva alcune caratteristiche fondamentali come la piattaforma e il sistema di trasmissione, introduceva numerose migliorie e nuove funzionalità che la distinguevano dai modelli precedenti.

In termini di motori, le opzioni iniziali includevano un motore da 1.3 litri con 79 CV e un motore da 1.5 litri con 84 CV. Una versione più sportiva, il 33 Quadrifoglio Verde, fu introdotta nel 1984, dotata di un motore da 1.5 litri turbocompresso che erogava 105 CV. Questa versione si distingueva per caratteristiche estetiche uniche e prestazioni superiori.

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Foto © Quattroruote – Ruoteclassiche

L’auto aveva una disposizione favorevole all’incorporazione della trazione integrale, caratteristica chiave delle versioni 4×4 lanciate nel 1983 e nel 1984. Questi modelli erano progettati con capacità che li rendevano adatti a vari terreni, aumentando la loro utilità sia come veicoli urbani sia fuoristrada.

Fonte: Quattroruote – Ruoteclassiche