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Alfa Romeo V6 Busso: un’icona dell’Ingegneria Italiana

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Il V6 Alfa Romeo, noto come Busso in onore del suo creatore Giuseppe Busso, è stato ideato per rispondere a specifiche esigenze di prestazione e dimensionamento nella gamma Alfa Romeo.

Introducendo questo motore, Alfa Romeo mirava a sostituire il precedente sei cilindri in linea della serie 2600, che mostrava limitazioni dovute a problemi torsionali dell’albero a gomiti, influenzando negativamente le prestazioni. Questi problemi sottolinearono la necessità di un’architettura motore più avanzata per le ammiraglie, all’epoca designate sotto il nome in codice “progetto 119”, che sarebbe poi diventata l’Alfa 6.

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Per superare queste sfide, Alfa Romeo optò per una configurazione a V, che offriva un design più compatto e permetteva di installare il motore senza estendere eccessivamente il cofano anteriore, preservando così l’abitabilità interna del veicolo. Questa soluzione non solo migliorava l’equilibrio del veicolo ma permetteva anche una migliore gestione dello spazio, caratteristica fondamentale per le berline di grandi dimensioni che stavano diventando sempre più popolari.

Il lavoro sul motore V6 fu temporaneamente interrotto nel 1974 a causa del crisi energetica mondiale, che impose un ripensamento generale sulle strategie automobilistiche focalizzate sull’efficienza del combustibile. Tuttavia, la ripresa economica e la continuata richiesta di berline potenti nella fascia di cilindrata tra i 2 e i 3 litri incoraggiarono Alfa Romeo a riprendere e completare lo sviluppo del motore V6, culminando nel lancio dell’Alfa 6 nel 1978.

Questo motore non solo si distingueva per la sua raffinatezza meccanica e prestazioni elevate, ma anche per l’inconfondibile sonorità, che lo ha reso celebre tra gli appassionati.

Nel corso degli anni, il V6 Busso ha ricevuto numerosi riconoscimenti, confermando il suo status in diverse varianti come il 3.0 V6 12v, il 2.0 V6 Turbo, il 3.0 V6 24v e il 2.5 V6 24v. Al di là delle Alfa Romeo, questo motore è stato utilizzato anche in altri veicoli di lusso e performance, tra cui Lancia Thema, Lancia K, Lancia Thesis, Fiat Croma, e persino in modelli sportivi come l’Ultima GTR e la Gillet Vertigo, dimostrando la sua versatilità e l’ampio raggio di applicazione.

Il motore V6 dell’Alfa 6, progettato inizialmente con una cilindrata di 2492 cm³ e un angolo di 60° tra le bancate, rappresentava un’innovazione significativa per Alfa Romeo. Questo design permetteva di ottenere un motore più corto e compatto rispetto ai tradizionali sei cilindri in linea, migliorando così l’equilibrio e la maneggevolezza del veicolo. L’alesaggio di 88 mm e una corsa di 68,3 mm erano dimensioni pensate per ottimizzare le prestazioni e la reattività del motore.

Con la configurazione a V, il motore risultava non solo più compatto ma anche in grado di supportare una distribuzione del peso più favorevole, essenziale per le prestazioni dinamiche delle automobili. L’albero a gomiti, sostenuto da quattro supporti, contribuiva alla robustezza e alla durabilità del motore.

Giuseppe Busso, il progettista, ricordava il periodo di sviluppo del V6 come un momento di significativa evoluzione tecnologica. Il motore fu concepito per sostituire i precedenti sei cilindri in linea, che avevano mostrato limiti in termini di prestazioni a causa di problemi torsionali.

Il nuovo design V6 doveva essere più compatto di un V8, mantenendo una cilindrata superiore ai 2 litri. La collaborazione con Bosch a Parigi permise ad Alfa Romeo di sperimentare con l’iniezione elettronica, un avanzamento tecnologico che all’epoca stava iniziando a prendere piede nell’industria automobilistica.

La distribuzione del motore avveniva attraverso un sistema innovativo con un albero a camme in testa azionato da una cinghia, che comandava le valvole di aspirazione e, mediante un sistema di punterie e bicchierini, quelle di scarico. Questi sviluppi tecnologici furono fondamentali per le prestazioni del motore e furono ben accolti, tanto che il progetto del V6 fu finalizzato e messo in produzione verso la fine del 1968.

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Il motore avrebbe poi visto ulteriori evoluzioni, crescendo fino a una cilindrata di 3 litri nei modelli successivi, ampliando così la sua applicabilità e le sue prestazioni nelle varie offerte di Alfa Romeo. Questo motore rappresenta un pezzo storico nella lunga tradizione di innovazione ingegneristica di Alfa Romeo, combinando prestazioni, compattezza e un suono distintivo che ha contribuito al legame emotivo tra l’automobile e il conducente.

Evoluzioni del Motore V6 Busso

3.0 V6. L’evoluzione del motore V6 Busso a 3 litri segnò un importante passo in avanti nelle prestazioni dei motori Alfa Romeo. Questo motore aveva una cilindrata specifica di 2959 cm³ e si distingueva per il suo aumento di potenza rispetto alle versioni precedenti. Inizialmente, fu montato sulla Alfa 75 3.0 V6, dove erogava 188 CV, ma trovò il suo apice prestazionale nella Alfa Romeo SZ con 207 CV.

Questo stesso motore, esteticamente aggiornato con i caratteristici collettori di aspirazione cromati, trovò applicazione nell’Alfa 164 fin dal suo debutto nel 1987 con una potenza di 192 CV, e successivamente potenziato fino a 200 CV nella versione 164 Quadrifoglio, raggiungendo i 237 km/h. L’ultima vettura Alfa Romeo a montare questo propulsore fu l’Alfa Spider “916” nel 1995, che nel 1998 avrebbe visto la sostituzione di questa unità con il 2.0 V6 Turbo e il 3.0 V6 24v .

V6 TURBO. Il V6 Turbo fu il frutto del desiderio di Giuseppe Busso di creare una versione più potente del motore 3 litri, rispondendo così alle esigenze di un propulsore che potesse competere sul mercato senza le restrizioni fiscali legate alle cilindrate più elevate. Questo motore debuttò nel 1991 con caratteristiche rivoluzionarie come la completa gestione elettronica e sistemi avanzati di controllo della detonazione e della sovralimentazione.

Notabile era la sua cubatura ridotta a 1996 cm³ che, grazie all’uso di un turbo, permetteva prestazioni superiori rispetto ai motori di maggior cilindrata. Una delle caratteristiche principali era la riduzione del “turbo lag” tipico dei motori turbo, migliorando così l’elasticità e la risposta del motore. La versione più potente di questo motore, montata sulla GTV V6 TB Alfa Corse, erogava fino a 235 CV, mostrando le capacità del motore di raggiungere specifiche di potenza molto elevate .

Questi sviluppi rappresentavano non solo un avanzamento tecnologico significativo per Alfa Romeo ma segnavano anche il culmine della filosofia di design di Busso, combinando potenza, efficienza e una memorabile esperienza di guida. Il V6 Turbo, in particolare, si distinse per la sua capacità di offrire prestazioni elevate con una gestione raffinata della potenza, stabilendo un nuovo standard per i motori sportivi di Alfa Romeo.

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V6 Alfa Romeo 24 Valvole

2.5 24 Valvole dell’Alfa Romeo 156. Nel 1992, Alfa Romeo introdusse la configurazione a 24 valvole per i suoi motori V6, iniziando con il più grande, il 3.0 V6. Questo nuovo design era basato sul precedente V6 12 valvole, ma includeva notevoli miglioramenti. La configurazione a 24 valvole conservava elementi come il basamento, l’albero a gomito e vari altri componenti del motore, ma introduceva significative innovazioni come pistoni speciali, teste dei cilindri in alluminio, e un sistema di distribuzione avanzato. Si adottò un angolo ristretto tra le valvole di 37°10’ per ottimizzare la combustione e l’efficienza dei flussi all’interno della camera di combustione, migliorando così le prestazioni termiche e la riduzione delle perdite di calore.

Durante la fase di sviluppo, si riscontrarono problemi di surriscaldamento sul 3.0 V6, successivamente risolti. Il sistema di raffreddamento venne perfezionato per favorire la circolazione dell’acqua e creare moti turbolenti che migliorassero lo scambio di calore. La distribuzione del V6 24 valvole utilizzava quattro alberi a camme azionati da una cinghia dentata con tensionatori e ammortizzatori idraulici per stabilizzare le oscillazioni .

Versione 3.0 24 Valvole. Il V6 3.0 24 valvole fu uno dei primi motori Alfa Romeo a quattro valvole per cilindro, offerto sia in versione da 2.5 litri che 3.0 litri. Quest’ultimo debuttò nell’Alfa 164 V6 24v con una potenza di 210 CV e venne rapidamente adottato nelle versioni sportive come la Quadrifoglio e la Q4. Queste versioni sportive del 1992 offrivano rispettivamente 232 CV e 228 CV, con la 164 Quadrifoglio Verde che raggiungeva i 245 km/h di velocità massima. Il 3.0 V6 24v venne anche montato nel prototipo “164 Proteo” nel 1991, con una potenza dichiarata di 260 CV.

Nel 1997, il motore fu introdotto nell’Alfa GTV con una potenza di 220 CV (normativa Euro 2) e successivamente adattato a 218 CV (normativa Euro 3) nel 1998, raggiungendo velocità vicine ai 250 km/h con l’aggiunta di un kit aerodinamico. Lo stesso anno, il 3.0 V6 equipaggiava l’Alfa 166 con 228 CV, permettendo una velocità massima di 243 km/h, e nel 1999 fu installato nell’Alfa Spider (916) nella versione Euro 3 da 218 CV .

3.2 V6 24v Alfa Romeo. A partire dal 2002, Alfa Romeo ha introdotto una versione potenziata del suo motore V6 24V, incrementando la cilindrata a 3,2 litri. Questo propulsore debuttò per la prima volta sulla Alfa Romeo 156 GTA e sulla 147 GTA, due modelli sportivi che spiccavano per le loro prestazioni elevate. Entrambe le versioni erogavano una potenza di 250 CV, permettendo alla 156 GTA di raggiungere una velocità massima di 250 km/h e alla 147 GTA di 246 km/h, rendendo quest’ultima la hatchback più potente disponibile fino a quel momento.

Nel 2003, il 3.2 V6 fu adottato anche in altre vetture del marchio, come il restyling della Alfa Romeo 166, la GT, la Spider e la GTV. In particolare, la GTV, equipaggiata con un kit aerodinamico opzionale, raggiungeva i 255 km/h, diventando l’Alfa Romeo stradale più veloce fino alla presentazione della 8C nel 2007. Anche la Lancia Thesis beneficiò di questo motore, offrendo una versione leggermente meno potente da 230 CV.

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Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’incremento di potenza a 250 CV non fu ottenuto solo attraverso un aumento della corsa del pistone, ma anche grazie all’introduzione di variatori di fase che ottimizzavano ulteriormente le prestazioni del motore.

La produzione del V6 Busso terminò nel dicembre 2005. A quel punto, Fiat decise di non aggiornare il motore per conformarsi alle future normative Euro 5, considerato l’elevato investimento necessario. Al suo posto, venne adottato un propulsore 3.2 V6 di origine Holden, rivisitato dagli ingegneri di Alfa Romeo per adattarsi alle esigenze del marchio.

Solo nel 2016, Alfa Romeo reintrodusse un nuovo motore V6 nel proprio catalogo, il bi-turbo di 2,9 litri progettato da Gianluca Pivetti, un ingegnere proveniente dalla Ferrari. Questo nuovo motore, che equipaggia la Giulia Quadrifoglio e successivamente anche la Stelvio, è capace di erogare una potenza di 510 CV, segnando un significativo ritorno alle prestazioni di alto livello per il marchio.

Verso la fine del 1992, Alfa Romeo completò lo sviluppo di una versione più avanzata del 2.0 V6 Turbo, arricchita da punterie idrauliche e un’impostazione multivalvole. Denominato “TB V6 24v”, questo motore era originariamente previsto per essere montato sulla 164 Super, e successivamente sulle Alfa Romeo GTV e 166. La potenza prevista oscillava tra 230 e 250 CV a 6250 giri/min, con incrementi durante i picchi di overboost.

2.5 V6 BiTurbo

A metà degli anni ’90, fu ultimato il 2.5 V6 dotato di due turbocompressori, uno per ciascuna bancata. Questa unità era particolarmente destinata alla tanto attesa 166 Q4, annunciata con una potenza di 270 CV. Tuttavia, il pubblico ebbe occasione di vedere questo motore soltanto in forma statica sulla concept car Nuvola, presentata al Salone di Parigi nel 1996, dove venne dichiarata una potenza di 300 CV a 6000 giri/min e una velocità massima di 280 km/h.

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3.0 V6 24 BiTurbo

Parallelamente, fu sviluppato il 3.0 V6 24 BiTurbo, configurato anch’esso con un turbocompressore per bancata, mirando a potenze a partire da 340 CV. Questo motore fu montato sul prototipo Scighera, che vantava una potenza dichiarata di 410 CV a 7500 giri/min. La velocità massima annunciata per questa sportiva era di 299 km/h, rendendola una delle Alfa Romeo più veloci mai progettate fino a quel momento.

3.5 Aspirato

L’ultimo sviluppo ufficiale di questa famiglia di motori fu il 3.5 aspirato, che equipaggiava l’Alfa 156 GTAm presentata al Motor Show di Bologna nel 2002. La cilindrata esatta di questo motore era di 3.548 cm³ e la potenza dichiarata raggiungeva i 300 CV.

Questi sviluppi rappresentano la continua ricerca di Alfa Romeo nell’innovazione tecnologica e nella performance, portando il V6 Busso a livelli di potenza e complessità tecnica sempre maggiori. Tuttavia, non tutte queste evoluzioni hanno trovato spazio nella produzione di serie, spesso rimanendo allo stadio di prototipi o concept cars.

Motore V6 Busso nel Motorsport

Alfa Romeo 155 V6 TI: l’Alfa Romeo 155 V6 TI rappresenta una delle più significative “evoluzioni” del motore V6 Busso. Quest’auto da competizione ha ottenuto un successo storico nel Deutsche Tourenwagen Meisterschaft (DTM) nel 1993, guidata da Nicola Larini. Con la sua livrea Martini, l’Alfa 155 V6 TI ha anche partecipato all’International Touring Car Championship (ITC), guidata da piloti del calibro di Alessandro Nannini, Gabriele Tarquini, Stefano Modena, Christian Danner, Michael Bartels e un giovane Giancarlo Fisichella.

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Dopo il suo periodo glorioso nel DTM e ITC, il motore V6 “Busso” è stato sostituito da un motore V6 con un angolo di bancata di 90°, derivato dal motore PRV montato sulla Lancia Thema V6. Questo cambiamento è avvenuto a causa delle regole del DTM, che richiedevano che il motore da competizione avesse lo stesso interasse e angolo di bancata di un motore montato su un’auto di produzione. Durante la fine degli anni ’80, quando Alfa Romeo era temporaneamente unita con Lancia sotto il nome Alfa-Lancia Industriale, questo ha permesso al marchio di utilizzare tecnologie condivise con Lancia.

Inoltre, è stato omologato anche il motore V8 montato sull’Alfa Romeo Montreal per scopi di marketing, anche se questa informazione è rimasta nascosta fino a che non è stata rivelata in un’intervista rilasciata anni dopo dall’ingegnere Sergio Limone.

Fino all’inizio degli anni 2000, il V6 “Busso” è stato impiegato anche in altre competizioni, come nel FIA GT, dove è stato il motore della Gillet Vertigo. Inoltre, il V6 è stato utilizzato in vari prototipi da corsa, inclusi quelli prodotti da Lucchini nel Campionato Italiano Prototipi.

L’eredità del V6 Busso nelle competizioni automobilistiche rimane un testamento delle sue capacità ingegneristiche e delle sue prestazioni eccezionali, mantenendo un posto d’onore nella storia dell’automobilismo sportivo e della stessa Alfa Romeo.

Fine del Motore V6 Busso

Il motore V6 3.2 rappresenta l’ultimo capitolo della storica produzione di motori nello stabilimento Alfa Romeo di Arese, dove la produzione di automobili Alfa Romeo era stata già interrotta nel 2000. Il 30 settembre 2004, sotto la direzione di Sergio Marchionne, venne chiusa la Meccanica di Arese, ponendo fine alla produzione del V6 Busso. Prima della chiusura, la Meccanica di Arese aveva prodotto oltre 10.000 unità di questo motore, destinate a modelli come l’Alfa 166 3.2, GTV, Spider 3.2 e la GT 3.2.

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Si era ventilata la possibilità che Cosworth potesse acquisire le linee di montaggio del V6 per continuare la produzione e venderlo a costruttori terzi, compresi alcuni asiatici, e per mantenere le forniture a Fiat. Tuttavia, questa opzione fu rifiutata, portando allo smantellamento delle linee di produzione.

Eredità del V6 Busso

Nonostante la cessazione della produzione, il motore V6 Busso ha continuato a vivere in alcune vetture speciali. Tra queste, l’Alfa Romeo Sbarro Diva, un prototipo di coupé sportivo molto leggero, presentato al Salone dell’automobile di Ginevra nel 2006.

La Sbarro Diva aveva una massa di solo 1000 kg e una potenza di 290 CV. Un altro esempio è la Monte Carlo Automobile Quadrifuel del 2010, che utilizzava una versione potenziata del motore, capace di 300 CV, con la particolarità di poter funzionare con quattro diversi tipi di carburanti alternativi.

Il motore V6 Busso di Arese rimane un simbolo di ingegneria e prestazioni, ricordato non solo per le sue applicazioni in modelli di serie, ma anche per il suo impiego in competizioni e prototipi esclusivi. La sua eredità continua a influenzare il design e la performance dei motori Alfa Romeo.

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